sabato 22 gennaio 2011

I giganti verdi del Molise

E' il mio primo reportino che ho scritto, risale ad un po' di tempo fa. Buona lettura.

Doveva essere l'itinerario perfetto: "alla scoperta dei giganti verdi del molise". Ci ho perso l'intero pomeriggio di sabato per pianificarlo maniacalmente perchè volevo che fosse semplicemente perfetto: strade panoramiche su per le verdi e fresche montagne, tappe ravvicinate in luoghi singolari, tanti tornanti e tante, tante pieghe.

Dopo una serie di "beta test" della moto nei giorni scorsi, andati a buon fine, mi sentivo pronto e impaziente di partire.
Domenica 09 agosto 2009
- Sveglia alle 8:00, il sole splende, neanche una nuvola in cielo, la temperatura è perfetta: sembra essere la giornata ideale per arrampicarsi un pò su per i monti e macinare un pò di chilometri. Al lavoro...preparativi generali, controllo olio e pressione gomme, carico moto con borse laterali, bauletto e borsetta magnetica da serbatoio, rito di vestizione. Ore 9:31 chiusura mentoniera del casco....accensione
- 9:32 in punto: partenza da Santa Croce del Sannio, direzione massiccio del Matese. Dopo pochi chilometri inizia la scalata...
- 10:15 località Bocca della Selva (Cusano Mutri) 1450 m s.l.m., percorsi 34.5 km. Ci sono già stato migliaia di volte in passato, ma arrivarci in moto è stato bellissimo. Si prosegue, la strada diventa sempre più affascinante, odore di muschio, di funghi e dell'inevitabile sterco di vacca. In qualche buco tra le fitte chiome dei faggi, scorgo in lontananza alla mia sinistra la vallata del lago del Matese...spettacolo!
Proseguo, un cartello mi da il benvenuto nel parco regionale del Matese. Mi fermo ogni tanto a scattare qualche foto con il cellulare.
- 11:00 dopo aver incrociato diversi riders e percorso 56.6 km scopro dopo una curva l'altopiano di Campitello Matese 1430 m s.l.m....è ora di fare colazione. Caffè e cornetto seduto ai tavolini della "Tana del Lupo", in compagnia di uno splendido esemplare di Labrador che faceva la guardia al suo padrone intento a prendere il sole di montagna.
- 11:15 si riparte, giù per i tornanti di Campitello, una piega dopo l'altra, destinazione Capracotta (IS), percorrendo la statale per Isernia fino al bivio della "trignina". La discesa è piacevole, ma ad ogni curva si rimpiange sempre di più la frescura della montagna. Dopo la noiosa statale prendo la trignina, decido di fare rabbocco prima di prendere il bivio per Pescolanciano-Capracotta...101.1 km percorsi al rifornimento. Riparto, sono impaziente di giungere alla prima seria tappa del viaggio e cioè Capracotta.
La strada è una dolce ma costante salita scandita dal mutamento della vegetazione che passa dai boschi di cerro e faggio agli arbusti sempreverdi del pino nano e del ginepro.
- 12:15 arrivo all'inconfondibile bivio di Staffoli. Ormai la prima tappa è vicina, mancano poco più di 10 km. Il mio entusiamo, però, comincia a vacillare quando vedo su tra glia alberi un brutto fronte nuvoloso carico di pioggia, proprio sulla zona che devo raggiungere. Ma di cosa mi preoccupo? ho il kit antipioggia e se dovesse far freddo ho anche l'imbottitura della giacca...sono a posto, e così decido di raggiungere lo stesso la mia prima meta e riparto...un pò preoccupato! Siamo sempre in montagna e qui i cambiamenti delle condizioni atmosferiche sono repentini e inclementi....ed è stato proprio così!
Dopo pochi chilometri, infatti, è cominciata la mia odissea!
Eravamo rimasti al bivio di Staffoli, dove il cielo non prometteva niente di buono, ma visto che ero a circa 10 km dalla sosta ho voluto proseguire. Avrò fatto un 3-4 km sotto un cielo livido quando, all'altezza del campo eolico, ecco le prime gocce che vanno ad impattare sulla visiera del casco. Ho pensato di fermarmi ed indossare il kit antipioggia e la sciarpetta windbreaker, ma qui ho commesso il primo errore perchè ho indossato solo i pantaloni, ritenendo, erroneamente, che la mia giacca fosse sufficiente ad affrontare un passeggero temporale estivo, così come i miei scarponcini da trekking. La sciarpetta, poi, doveva servire ad assorbire qualche goccia che dal casco sarebbe inevitabilmente finita giù per il collo. Sono ripartito, mentre intanto cominciava a venire giù una discreta quantità di pioggia. Dopo pochi mentri sotto la pioggia ho cominciato ad avvertire una leggera sensazione di umido ai piedi...i miei scarponcini mi avevano già abbandonato. Allora mi sono fermato di nuovo e ho indossato i parascarpe della tucano e i guantoni "waterproof"...tutto sommato stava andando bene perchè la giacca reggeva.
Dopo un chilometro circa si sono aperti tutti i rubinetti e le chiavi di arresto ed è cominciato a venir giù l'impossibile...non vedevo più nulla e l'acqua cominciava a colarmi giù per il collo...anche la sciarpetta era fuori uso. Ho deciso di fermarmi e attendere qualche minuto per continuare a vedere la strada. Nella nube di acqua polverizzata che avevo davanti ho intravisto una sagoma di colore rosso vivo...era uno sventurato ciclista in magliettina rossa e pantaloncini che si era fermato ai margini della strada sotto un albero per ripararsi, allora ho deciso di fargli compagnia (cosa assolutamente idiota da fare in montagna sotto un temporale). Non so quanto tempo abbiamo atteso ma è stata una eternità. Intanto cominciavo a sentire i gomiti e i polsi bagnati, nonostante stessi fermo sotto un albero, le mani fradice e gelate nei guantoni antipioggia (hanno ceduto anche loro...assurdo). Il ciclista si è fatto venire a rimorchiare e mi ha salutato augurandomi "buona giornata"...tacci sua!!! Non è neppure andato via che ha cominciato a grandinare, chicchi grandi come una moneta da 2 euro; mi hanno salvato dagli impatti il casco e la giacca, ma qualche bottarella sulle cosce l'ho avuta. La strada è diventata tutta bianca in meno di un minuto. Oramai era troppo tardi per indossare la mantellina di cerata, l'acqua era penetrata ovunque. La giacca cominciava ad essere sempre più pesante e le sensazioni di bagnato aumentavano...e anche la pioggia aumentava, non voleva smettere.
Quello che mi spaventava era tornare a casa in quelle condizioni. Avevo freddo da fermo, figuriamoci in moto con circa 100 km da percorrere.
Il centro abitato distava ormai circa 4 km, non era molto lontano, e da quell'albero avrei dovuto vederlo, ma era tutto grigio intorno a me.
Non so di preciso quanto tempo sono stato lì, sotto quell'albero, l'ultima volta che avevo visto l'orologio erano le 12:15 e mi trovavo al fatidico bivio di Staffoli.
Ore 14:00 mi trovo in un bar di Capracotta, la pioggia ha rallentato e sono riuscito a raggiungere il centro abitato. Ho appena controllato le condizioni del mio abbigliamento nel bagno del bar:
I piedi sono umidi ma non freddi, li ho salvati in tempo con i copriscarpe, i jeans sono bagnati all'altezza delle tasche ma si sopporta. La maglietta a maniche lunghe sotto la giacca è completamente fradicia e mi fa avere freddo. Per fortuna ho portato con me una maglietta di riserva a maniche corte che però era nelle borse laterali e si è bagnata sul petto...meglio di niente e, soprattutto, meglio di quella gocciolante che indossavo. Dopo essermi rifocillato e riscaldato alla meglio ho deciso che era ora di tornare a casa, interrompendo a metà il mio agognato itinerario. Ora il problema era come equipaggiarmi per avere il meno freddo possibile. La giacca era ormai fuori uso ma dovevo indossarla per forza, l'imbottitura della giacca, che era nelle borse laterali, aveva fatto da protezione alla mia t-shirt di ricambio, inzuppandosi completamente, ma l'ho montata lo stesso come barriera antivento. Tra la giacca e la t-shirt ho messo la mantellina antipioggia, ho indossato i guanti di pelle che fortunatamente, pur stando nelle borse si sono salvati, passamontagna, cappuccio impermeabile della mantellina per non far entrare l'acqua giù per la schiena, casco e sono ripartito verso le 15:00, anche se continuava a piovere ma in modo accettabile.
All'altezza di Pescolanciano di nuovo il diluvio...giù acqua a secchiate. Guidare era molto difficile, non si vedeva nulla. Alla mia destra intravedo una pompa di benzina, decido di ripararmi sotto la pensilina, anche perchè avevo freddo alle braccia. Lì ho trovato una coppia in Harley e dietro di me si è fermato un tizio con una R6 in jeans, scarpette e giacca estiva...poverino.
Dopo una mezz'ora il peggio sembrava passato. Ripartiamo tutti. All'uscita di una galleria ci siamo ritrovati nel bel mezzo di una tempesta, traffico impazzito, auto ferme sul bordo della strada, loro si sono accostati di nuovo in una piazzola di sosta, io ho continuato, visto che avevo leggermente meno problemi e poi sapevo che mancava poco ad un'altra lunga galleria. All'uscita di questa galleria non pioveva più, il cielo davanti a me cominciava a rischiararsi ma dietro mi seguiva la tempesta. Era il momento di approfittarne: sorpasso la colonna di auto davanti a me e via "più veloce della tempesta". Lascio la trignina e imbocco la statale per Benevento, cambiando direzione di 90 gradi. Il cielo davanti a me è discreto ma ora distinguo bene il fronte temporalesco che adesso è alla mia sinistra e sta per incrociare la strada: devo passare prima io. Ormai con le braccia indolenzite dal freddo e la giacca appesantita dall'acqua, l'unica soluzione che mi veniva in mente era tornare a casa il prima possibile ed evitare un ulteriore scroscio di pioggia.
Ore 17:00 piove dolcemente ma sono a casa, alla fine l'ho spuntata. Nonostante la mantellina impermeabile, anche la t-shirt si è completamente bagnata. Ho acqua dappertutto, le mani non le sento più, dalla giacca colano rivoli di acqua, i guanti hanno stinto e hanno colorato le mie dita di blu...ma la testa è asciutta ;-)
Doccia calda ed eccomi qui come nuovo!
Che dire...tutto sommato mi sono divertito...hihihi...e la moto ha fatto il suo dovere in modo eccellente!
A presto nuove avventure

Lampsss

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